Il punto focale del territorio antico e moderno è l’insediamento fortificato longobardo di Sacco Vecchia. L’erto sentiero che raggiunge la rocca su uno sperone roccioso rivolto a occidente, è del più grande fascino, anche per altri resti di opere difensive lungo il percorso, che richiamano fortificazioni italiche e che attendono di essere datate. Ai piedi della rocca, riparo di armenti e pastori, si incontra una suggestiva valletta donde inizia il percorso che raggiungeva il castello e la torre quadrangolare, raggiungibili attraverso un piccolo ponte levatoio nell’ultimo tratto. Pochi resti degli alloggiamenti e della cinta merlata si conservano a vista, altri ambienti, di servizio e per la raccolta dell’acqua, sono oggi completamente interrati. Superbo il paesaggio e il colpo d’occhio sulla antica chiesa di S. Nicola di Mira, pochi metri sotto la rocca, di impianto normanno forse, preceduta da un campanile a vela passante: il perimetro è ben leggibile nello spiccato murario e nella piccola abside retrostante, completamente spoglio l’interno, riparo di falchi e altri rapaci.
Sacco Nuova si segnala per la cura, il lindore e il silenzio delle sue stradine, ingentilite da portali con stemmi araldici. La chiesa parrocchiale di S. Silvestro ha una bella facciata con ornati in pietra locale, del tardo ‘700; notevole e ben restaurato il coro ligneo secentesco del Consolmagno.
Più antico il campanile, e il vicino passaggio voltato che sostuisce il succorpo della chiesa settecentesca, ornato da tre sculture fittili, vero e proprio stemma alternativo del paese. L’arco nord del passaggio voltato è sormontato dalla statua di S. Nicola di Mira, l’arco meridionale presenta un S. Sebastiano mutilo e in basso S. Silvestro. La leggenda popolare vuole le tre immagini trasportate da Sacco Vecchia, dove l’antica chiesa di S. Nicola continuò ad essere frequentata per secoli; la loro datazione più probabile va posta nel XV secolo. All’interno del fornice una suggestiva croce in pietra calcarea inserita nella muratura ricorda le vittime della peste del 1656.